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Argomenti (categorie) ai quali appartiene questo titolo
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La raccolta ha l'intento di guidare il lettore - sia egli digiuno di conoscenze effettive sulla civiltà classica e mosso da semplice curiosità oppure in grado di orientarsi nelle molteplici linee culturali di quello che noi moderni chiamiamo appunto "mondo classico" - alla scoperta della straordinaria vastità e vivacità della morale classica, che travalica i confini di quanto viene solitamente presentato in ambito scolastico.
Perché il lettore, nel momento in cui si avvicina a questo libro, sappia quali aspettative può legittimamente nutrire sul frutto di questa lettura, è opportuno anzitutto chiarire che cosa la presente raccolta non è.
Anzitutto, questa non è una disamina scientifica sul panorama del pensiero greco-latino e delle sue tendenze, né una raccolta specialistica di testi della spiritualità del mondo classico: una così breve antologia non potrebbe avere la pretesa di esaurire, nemmeno alla lontana, argomenti di portata tanto vasta. D’altra parte, il criterio che anima il libro non è neppure quello del centone, della raccolta-florilegio condotta in modo acritico e, per così dire, casuale. Esso ha invece l’intento di guidare il lettore, sia egli digiuno di conoscenze effettive sulla civiltà classica e mosso da semplice curiosità, sia egli in grado di orientarsi con maggiore o minor sicurezza nelle molteplici linee culturali che vanno a comporre quello che noi moderni chiamiamo, appunto, “mondo classico”, alla scoperta della straordinaria vastità e vivacità della morale classica, che travalica ampiamente i confini di quanto viene per solito presentato nelle scuole.
Accanto alle tematiche fondamentali, e più abituali, della ricerca del significato dell’essere, della riflessione sulla morte, alle domande sul destino dell’uomo e sull’esistenza della divinità, si scoprirà, leggendo questi testi, che l’uomo classico si è interrogato in senso morale su ogni aspetto dell’esistenza con cui venisse a contatto, dal rapporto con la natura all’educazione, e soprattutto alla politica; e sempre in modo problematico: se si eccettuano gli stanchi e banali epigoni, che non mancano in qualunque letteratura, nessun autore greco o latino ha distribuito saggezza in pillole, convinto di disporre di risposte sicure e prefabbricate; non si troveranno, fra i testi antologizzati, le gnómai, ovvero le sentenze morali aggiunte sicuramente in età ellenistica e frutto di pratica educativa scolastica che concludono le favole di Esopo riassumendone il succo in una massima sempre buona perché generica e adatta ad ogni situazione. Il fatto è che gli autori greci e latini hanno voluto, sì, insegnare, ma insegnare attraverso la ricerca continua, consci che il primo discepolo è, sempre, l’autore stesso.
E tutto, per essi, è morale, poiché ogni aspetto del sapere, dell’indagine filosofica, riconduce inevitabilmente all’uomo ed al suo agire: non ha senso, per i Greci ed ancor meno per i Romani, la speculazione trascendentalmente astratta, soprattutto se avulsa da un intento didascalico nel senso più ampio del termine; per questa cultura, il rapporto fondamentale, su cui si basa l’intero edificio letterario, è quello tra maestro e discepolo; con la complicazione che, come già detto, il primo dei discepoli è il maestro stesso.
Alla luce di queste considerazioni la morale classica ci appare assai più complessa di quanto siamo abituati a pensare, non solo perché numerose e diverse sono le tendenze, le “scuole” in essa ravvisabili (pitagorici, orfici, razionalisti, accademici, peripatetici, stoici, epicurei, ecc.), ma anche in quanto non le è estraneo alcun campo di indagine, e quindi di opera letteraria. Ne consegue che, volendo davvero spaziare nell’indagine morale greco-latina, non è possibile limitarsi a quegli autori e quelle opere che vanno sotto la denominazione di “filosofiche” o, in senso ancor più ristretto, “morali”: tutti gli autori, tutta la letteratura classica nel suo insieme deve essere visitata da chi voglia coglierne il tesoro dell’ansiosa ricerca morale.
Qui si giunge all’aspetto, a mio giudizio, più affascinante e significativo per tutte le implicazioni che comporta: la sublime fusione del pensiero, delle sue direttrici, dei suoi vari atteggiamenti - da quello naturalistico e orgiastico a quello razionalistico, da quello più legato al furor dell’intuizione invasatrice a quello più meditativo, da quello più solare e aperto a quello più severamente introverso a quello ancora che nasconde, dietro un’apparenza di gioiosa certezza, oscuri risvolti introspettivi drammaticamente conflittuali - nella suprema risoluzione dell’arte.
Nel mondo classico tutto è arte: non soltanto perché tutto è téchne, padronanza dei mezzi espressivi senza la quale non è possibile alcune forma efficace di comunicazione profonda, ma soprattutto perché tutto è lógos, tutto è verbum, non nel senso dell’abilità verbale dei retori né del principio primigenio di taluni filosofi presocratici, ma nel senso di una tendenza insopprimibile dell’essere umano a dar forma ai propri pensieri, agli afflati del proprio spirito attraverso la bellezza; a coniugare, per il tramite espressivo della parola (in letteratura: ma mediante altri mezzi nelle altre arti, la qual cosa non muta il significato del discorso) l’espressione dell’essere con la bella forma, che per i classici non era un vuoto guscio a mo’ di rivestimento, bensì il necessario strumento comunicativo e, contemporaneamente, un ideale sublime mai attinto interamente. Nessun autore greco (ma anche, seppur con canoni differenti, nessun latino) avrebbe mai pensato di potersi realmente esprimere e comunicare al di fuori di una ricerca di bellezza. Quindi si attua quella che è la caratteristica più affascinante di questa cultura: la riduzione del molteplice all’uno, sulla quale esercitarono il proprio pensiero i filosofi presocratici, fu attuata attraverso la sublimazione nell’arte di ogni esigenza e realtà espressiva. Ecco perché, come il lettore vedrà, anche i pensieri più razionali e le riflessioni più severe sono sempre accompagnati da descrizioni di paesaggi, o personaggi, o comunque da ricerca di effetti stilistici: meglio, la riflessione non è accompagnata, ma realizzata attraverso di essi.
La presenza, in questa raccolta, di tanti diversi autori, molti dei quali non usi a comparire in questo tipo di opere, si spiega con le considerazioni testé esposte.