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Nedîm ("anima di amena compagnia", m. 1730) è lo pseudonimo del maestro delle lettere turco-ottomane, voce eccellente della cosiddetta "età del tulipano", (1720-1730). Sono gli anni del sultano Ahmed III e della fiorita impuntura di Sa'd-abad, "Luogo di delizie" sorto a Istanbul, in fondo al Corno d'oro, per il gusto e lo volontà di Ibrahim Pascià, raffinato, acuto Primo Vizir (1717-1730) e genero del sovrano, su impronte locali e suggerimenti recepiti da Versailles. Le odi, le liriche, soprattutto le canzoni (sarki) di Nedîm si colorano all'aria e sulle correnti del Bosforo, per trovare dimora - giusti i bulbi dei tulipani allora piantati e coltivati a gara nelle aiuole dei potenti - nei quartieri della Città. Il Nostro allevia il greve stile tradizionale, azzera l'equivoco mistico-erotico, e rende univoco, e universale, il canto della carne e della passione. Poeta aulico, ambienta i propri versi encomiastici e lirici a Corte e a Palazzo, e intona le canzoni ai quartieri popolari della Metropoli. Una Polis che in tale "localizzazione" familiare troverà tuttavia il posto e il modo, grazie al "dire" politico, cioè estetico di Nedîm, di ri-ambientare in sé, nel proprio grembo, e nella finzione letteraria, l'eredità dell'Iran, modello assimilato, rispecchiato nel Bosforo. Quella presente costituisce la prima corposa offerta dei versi di Nedîm fuori di Turchia, nello scorcio di un approccio politico-estetico inedito.