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Il titolo di questa opera del Sedir, acuta sintesi del pensiero filosofico indiano sulla teoria e sulla pratica del sistema yoga, potrebbe trarre in inganno il lettore sul concetto che l'autore ebbe della voce yoga, e ciò perché non vi sono delle yoghe, ma vi è soltanto yoga, nelle diverse pratiche, nei diversi usi, nelle sue diverse interpretazioni.
Molto difficile riesce determinare la esatta definizione di yoga entro i limiti di una particolare filosofia. Durante il periodo del Rgveda (come in altri scritti vedici) la parola yoga voleva dire «arrivare all'inarrivabile» oppure «controllare» ed anche «associare»: questi due termini venivano maggiormente usati in riferimento ai sensi, che venivano raffigurati come «cavalli incontrollabili». Questo concetto interpretativo perdura anche nel periodo delle prime Upanishad; nella Katha Upanishad infatti, quando i sensi sono controllati dalla mente e la mente diviene ferma, quel controllare e quel tener fermo della mente e dei sensi è «yoga». A questa interpretazione segue una importante aggiunta e modifica dell'idea originale, infatti il più importante processo di yoga non è più il controllo dei sensi e della mente, ma il controllo del Prana. Più tardi e specialmente nelle Upanishad Taittiriya e Mendoka, yoga acquista il significato di assorbimento e unione con Atma. Pertanto le interpretazioni che più interessano noi sono le due tradizionali e classiche: «concentrazione», dalla radice sanscrita: yui samadhau, e «unione», dalla radice yujir yoge.
Premessa
Il Fakiro
Costituzione dell'uomo
Generalità sullo Yoga
Lo Yoga
Karma - Yoga
Bhakti - Yoga
Hatha - Yoga
I fenomeni del fachirismo
Filosofia dello Yoga
Samkhya e Raja Yoga
Conclusione