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Nell'Italia della prima metà del secolo XIX l'interesse per le cose americane si risveglia, mosso da evidenti motivi politici, che mirano a sottolineare il bene sommo della libertà, rilevando, per contrasto, gli orrori dell'oppressione.
Si spiega, perciò, come un testo quale la Memoria di Don Fernando D'Alva Ixtlilxóchitl, intorno alle «orribili crudeltà» della Conquista, che coinvolsero spagnoli e indigeni, testo esumato dal Bustamante con evidente intenzione patriottica, trovi rispondenza immediata in un'Italia che fremeva sotto l'occupazione straniera.
L'autore, parente lontano del re di Tezcoco del suo stesso nome, denuncia gli orrori della guerra, le insane ambizioni di un principe che, collaborando con l'invasore, finì per perdere sé stesso e il paese. L'edizione facsimilare del testo, nella traduzione di Felice Scifoni, vale a riproporre intatto un momento di comune passione nella storia del Messico e dell'Italia.