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Pavel Evdokimov è uno dei teologi russi che più hanno contribuito all’incontro tra l’Oriente e l’Occidente cristiani, per diversi motivi: la grande capacità divulgativa, le profonde radici ortodosse, l’amore per la tradizione dell’Occidente dove l’aveva condotto l’esilio dalla patria, la teologia ispirata dalla sua vita di laico, tribolata ma sempre vissuta in preghiera.
Evdokimov ha partecipato come osservatore al concilio Vaticano II come uomo-ponte tra le tradizioni cristiane e autentico testimone della Chiesa indivisa, e ha vissuto e scritto come se fosse già realizzata. La sua scrittura è sempre fresca e attuale, qualunque sia il tema trattato: la riflessione sul femminile e sulla donna nella Chiesa, sulla maturazione spirituale, sulla bellezza come mèta ultima del cammino del credente. Un invisibile filo rosso lega le sue opere tra loro: solo chi si apre pienamente all’ascolto della Parola intraprende la strada della crescita interiore – lotta di tutta la vita a cui è chiamato senza esclusione ogni battezzato –, piena liberazione su cui riposa lo Spirito Santo, luce che affiora all’esterno come bellezza spirituale.
Di Evdokimov diverse sono le opere tradotte e pubblicate in Italia, ma mancava ancora un libro sul percorso di vita e spirituale del grande teologo. A colmare questa lacuna provvede finalmente Flaminia Morandi che nel suo nuovo libro “Pavel Evdokimov. Un percorso spirituale tra Oriente e Occidente” ne ricostruisce la vicenda nel suo sfondo storico, seguendo l’affermazione di Olivier Clément (carissimo amico e primo biografo): “Solo l’irradiamento di una presenza femminile metteva in moto in Pavel la creatività”. Il libro è infatti diviso in tre parti che, non a caso, portano il nome delle donne che hanno ispirato Evdokimov in diversi periodi della sua vita: la madre Hélène, che lo ha iniziato alla teologia; la prima moglie Natacha, grande amore e madre dei suoi figli; la seconda moglie Tomoko, compagna dell’ultima ascesa verso la bellezza. Il libro si avvale dei ricordi del figlio, padre Michel.