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Durante l’epoca ellenistica nelle poleis dell’Asia Minore mediterranea è attestata un’enorme diffusione delle stele a rilievo quali semata funerari per eccellenza, monumenti caratterizzati da soluzioni spesso originali di ciascuna città, pur nell’adozione di tematiche e iconografie standardizzate. In particolare, colpisce il largo successo che conobbe l’iconografia detta del polites, per l’uso da parte dei committenti di farsi raffigurare nella veste di cittadino che, assieme a elementi accessori, esprimeva i valori cardine del buon polites, le virtù civiche che era importante sottolineare agli occhi dei propri concittadini. In otto centri la presenza di tale tematica raggiunge o supera la decina di esemplari e offre l’occasione per una disamina della mentalità sottesa ai monumenti su cui è presente, ricondotti al più ampio contesto fisico delle necropoli che li ospitarono, a quello ideale delle restanti forme di autorappresentazione funeraria attestate e a quello storico-sociale della polis in cui furono prodotti o adottati. Il risultato è un quadro piuttosto eterogeneo delle otto poleis (Rodi, Samo, Efeso, Chio, Smirne, Lesbo, Cizico e Bisanzio), con significative differenze di linguaggio e di mentalità, spia della multiformità di una regione e di una produzione artistica spesso viste come unità omogenee e uniformi.