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Un saggio sull'opera filosofica e poetica di uno dei più grandi pensatori neoplatonici ebrei della Spagna dell'XI secolo, la cui lingua ufficiale, l'arabo, è l'originaria del capolavoro teologico Sorgente di vita, la Fons Vitae degli scolastici, che conobbero l'autore con l'acronimo di Avicebron, ritenendolo erroneamente ora un musulmano, ora un arabò d fede cristiana. La versione latina del testo e le frequenti citazioni (si pensi a Tommaso), testimoniano dell'influenza esercitata da Gabirol sulla Scolastica; ma anche la Qabbalah gli fu, in vario modo, tributaria. Non da meno è il poeta. Una poesia dalle modulazioni cangianti: morbide, quasi voluttuose, nei componimenti d'occasione sociale (le canzoni del vino, la descrizione dell'Alhambra); gravi come suono di archi nel threnos per Yequthiel; aspre, austere, scheggiate, dai bagliori di fuoco e diamanti, nei componimenti liturgici e nella Corona reale. Questa la più rilevata caratteristica del dettato poetico gabiroliano, che si offre al lettore tanto nell'originale ebraico quanto in una traduzione il più possibile fedele alle armonie e iridescenze di quello.