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La Natura Delibera – La Natura e l’Arte


Bompiani
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testo greco e latino a fronte, a cura di Pier Davide Accendere e Ivanoe Privitera, prefazione di John Monfasani, introduzione di Eva Del Soldato, nota biografica di Marino Zorzi.
pp. 320, Milano
data stampa: 2014
codice isbn: 978884527585

Lo scontro fra Giorgio da Trebisonda e Bessarione visse il suo primo atto con la polemica sul De natura et arte, all’incirca databile agli anni tra il 1455 e il 1458. In discussione era l’interpretazione di un passaggio chiave tratto dal secondo libro della Fisica aristotelica, che implicava concetti decisivi come la provvidenza divina e che era già stato dibattuto da due prospettive diverse dal maestro di Bessarione e nemesi del Trebisonda, Giorgio Gemisto Pletone, nel suo De Differentiis, e poi da Teodoro Gaza in un breve scritto oggi perduto. Ma oltre a un problema esegetico, si affacciava nello scontro tra Giorgio e Bessarione anche il confronto generale con la tradizione filosofica precedente, padri della Chiesa e maestri della Scolastica compresi. E altrettanto evidente appare la differenza tra le motivazioni e le strategie dei contendenti: la violenta invettiva di Giorgio era mirata a sostenere la sua talora “fideistica” sovrapposizione di aristotelismo e cristianesimo attraverso la diffamazione del platonismo; per difendere Platone dagli attacchi del Trapezunzio, Bessarione invece era stato spinto ad assumere in modo ponderato una posizione concordista che in precedenza non pareva aver considerato. Così facendo, il cardinale rinunciava alle più estreme istanze antiaristoteliche della polemica suscitata in origine dal suo maestro Pletone, ma questo non gli impediva di affermare – proprio come Gemisto – la superiore religiosità e compiutezza del platonismo. Si trattava chiaramente di molti dei motivi che sarebbero tornati a intrecciarsi nello scontro tra la Comparatio di Giorgio (composta proprio intorno al 1458) e l’In calumniatorem Platonis di Bessarione (apparso a stampa nel 1469). E non a caso il De natura et arte sarebbe divenuto proprio parte del magnum opus bessarioneo. In ogni caso quello che appare affascinante della vicenda del De natura et arte è che l’interpretazione di poche righe di Aristotele rivelava già con ogni chiarezza opposti orientamenti culturali, che si sarebbero confrontati direttamente per oltre un decennio e avrebbero influenzato dibattiti per ancora molto più tempo.

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