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«Ma anche quando l'ufficiale fu giunto e la porta fu disserrata, i sopravvissuti si trovarono di fronte ad un ultimo macabro ostacolo. Come abbiamo detto, la porta si apriva verso l'interno, e tutti gli sforzi delle guardie si dimostrarono inutili. contro la barricata dei cadaveri che la ostruiva. Fu compito dei pochi, deboli prigionieri rimasti, che non si sa come riuscirono a trovare forza sufficiente, lo spostare i morti che impedivano loro la strada della libertà. "Erano talmente deboli, che occorsero loro venti tremendi minuti per liberare la porta.
Finalmente, ci riuscirono. Alle sei del mattino, dieci ore dopo che la serratura della porta era stata chiusa, ventidue uomini ed una donna, calpestando i cadaveri dei loro compagni, si trascinarono fuori della Segreta, uno alla volta, verso la fresca aria della piazza d'armi: lasciavano alle loro spalle centoventitré morti.»
Ecco come Noel Barber descrive gli ultimi minuti di quella notte terribile, che è passata alla storia del colonialismo come una riprova della ferocia. degli indiani. Dopo la caduta di Calcutta nelle mani del Nababbo del Bengala, il 20 giugno 1756, tutti i prigionieri bianchi eccetto ventitré, morirono soffocati in una cella di pochi metri quadrati, la « segreta di Calcutta ». Perché questo avvenne? La propaganda inglese fece dell'episodio il pretesto per invocare e ottenere la "punizione" del Nababbo: cioè il controllo inglese sul Bengala. In realtà, questo non fu che l'episodio culminante di una guerra quella fra francesi e inglesi che si giocava sulla pelle dell'India; e il Nababbo con la sua incosciente ferocia diede agli inglesi il casus belli che da tempo cercavano, per intervenire in fo~e in una situazione resa estremamente complicata dagli equilibri' delle forze. Dopo il 1756, la Compagnia delle Indie intraprenderà in modo sistematico la conquista dell'India, liquidando i concorrenti europei e associandosi con i potenti indiani, la cui debolezza sul campo di battaglia era stata ormai provata.