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Dall'alba della storia l'oro ha sempre esercitato il suo fascino sull'uomo. Ben presto sorse l'idea che dagli altri metalli, trattandoli convenientemente, si potesse estrarre il metallo più prezioso. Una simile idea condusse a multiformi esperimenti, dai quali col passare dei secoli si sviluppò la scienza chimica. Ma il fatto che l'idea della trasformazione fosse quasi universalmente accettata, offrì grandi opportunità a truffatori e ciarlatani che non esitarono a trarre profitto dalla credulità e dalla cupidigia umana. Perciò agli onesti ricercatori si affiancarono abili furfanti che, con l'astuzia con cui eseguivano i loro giuochi di prestigio, ingannarono le loro vittime facendo credere che esisteva un metodo infallibile per acquistare una ricchezza illimitata.
Ci furono anche altri aspetti dell'alchimia: all'oro si attribuirono proprietà terapeutiche e molti alchimisti passarono i loro anni e dispersero le proprie sostanze nel tentativo di preparare un elisir di lunga vita. Altri trovarono nell'alchimia un simbolismo religioso o mistico, considerando scopo di quest'arte il perfezionamento dell'anima umana.
In quest'opera E. J. Holmyard descrive le origini e lo sviluppo dell'alchimia, tenendo presente le basi filosofiche di questa «arte». L'elemento romanzesco e avventuroso di questa storia è illustrato da passi riprodotti dalle opere dei suoi più celebri e noti cultori.