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Dalla prefazione dell'autore:
"Calvino ha attirato assai meno biografi che Lutero: e la cosa non è senza ragione. In Germania, almeno, Lutero è sempre stato tenuto in grande considerazione ed ogni particolare della sua vita è parso degno d'indagine: chè, qualunque sia oggi la posizione del tedesco di fronte al luteranismo, il suo fondatore gli appare pur sempre un eroe nazionale, e nulla potrà far sì che non sia più stimato tale. Inoltre, la figura di Lutero, coi suoi forti contrasti di spiritualità e materialismo, è sempre stata un incentivo ad attaccare o difendere la sua memoria e, se in ogni generazione ha avuto sempre acerbi nemici, non gli sono mancati mai allo stesso tempo seguaci devoti. Ancora: i grandi episodi della vita di Lutero - le tesi inchiodate al muro, la protesta dinanzi alla Dieta di Worms, il periodo di confino nella Wartburg - sono scene entrate ormai a far parte di una grande epopea dello spirito umano in atto, e non hanno perduto mai la loro forza suggestiva sull'immaginazione popolare. Invece il racconto delle lotte di Calvino a Ginevra, benchè altrettanto ricco, se non più, di incidenti e di varietà, pare non possegga la stessa virtù drammatica; e ciò si deve in parte alla sua figura morale, che ha sempre suscitato o rispettosa ammirazione o fredda, indifferente antipatia. Chi legga i Colloqui a tavola di Lutero, ha la sensazione che, ricacciato indietro nel passato, potrebbe trascorrere un'ora a Wittenberg abbastanza piacevolmente. Ma gli stessi ministri delle confessioni religiose che debbono la loro esistenza a Calvino non sanno invece se si troverebbero veramente a loro agio nell'atmosfera della Ginevra del secolo sedicesimo.[…]"