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L'Edda di Snorri, tradotta ora per la prima volta in italiano, costituisce assieme all'Edda poetica uno dei principali monumenti della letteratura islandese medioevale e, nel contempo, una delle fonti più ricche per la conoscenza dell'antica mitologia germanica, e scandinava in particolare. L'opera fu composta attorno al 1220 dall'islandese Snorri Sturluson, uomo di grande talento, ed è un vero e proprio capolavoro letterario che ha suscitato in passato e continua oggi a suscitare un interesse profondo.
Tutto si svolge in un alone di irrealtà: un re leggendario, Gylfi, desideroso di penetrare i misteri divini, si traveste da vecchio ed entra nel sacro recinto dell'Asgardhr, dimora degli dèi. Qui, sotto il falso nome di Gangleri, interroga una triade divina dalla quale riceve la rivelazione. Viene a conoscere, in tal modo, il segreto dell'origine del cosmo, la creazione degli dèi, giganti, nani, elfi, Valchirie, streghe, le imprese leggendarie degli eroi protagonisti del mito dei Nibelunghi. Personaggi che si muovono in un mondo in cui l'umano attinge al divino e viceversa, dove l'eroe è dio e il dio eroe, accomunati dalla sottomissione a un destino ineluttabile che agli dèi concede solo la facoltà di conoscere in anticipo gli eventi, ma non quella di alterare i suoi decreti.
Così è narrato anche il mito del «crepuscolo degli dèi », fine di questo mondo. Di questo, beninteso, perché il mondo è un momento, un singolo attimo dell'eternità attuantesi in una serie di cicli in perenne rinnovamento. La malinconica certezza di un destino cui né uomini né dèi possono sfuggire soffonde su tutte queste figure un alone di indefinita e rassegnata bellezza.
Introduzione
Nota filologica
Parte prima
L'inganno di Gylfi
Parte seconda
Arte poetica
Bibliografia
Indice dei nomi