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Per distinguere certi autori guida che si pongono come suscitatori di idee e si rivolgono alla mente e alla coscienza del lettore più che al suo gusto o sentimento esiste nella cultura francese una felice espressione che è nello stesso tempo un riconoscimento e un elogio: essi sono detti "maitres à penser".
Crediamo che nessun'altra definizione si adatterebbe meglio di questa all'autentico maestro che fu, e resta, Alan Watts. Nutrito quasi in egual misura dalla cultura occidentale e da quella orientale, e mosso da una non settaria vocazione religiosa, egli ha scritto i suoi numerosi libri con l'intenzione di informare, dirigere, aiutare la comprensione del lettore nell'esperienza delle cose del mondo visibili e non visibili. La sua stimolante e non convenzionale filosofia ha interessato un pubblico vastissimo nel mondo occidentale, e le sue opere, sempre ristampate, sono lette da milioni di persone.
Questo libro, scritto nel 1966, quasi al termine dell'esistenza dell'autore, e che, non senza intenzione, fu intitolato "Il Libro", racchiude l'esperienza di tutta una vita, e se ne giova. É da ritenere che l'autore lo prediligesse se, come egli afferma, lo destinava in eredità ai propri figli; anche se aggiungeva che dopo letto "può essere buttato via". Poiché uno dei punti capitali del suo 'insegnamento' è il rispetto dei sentimenti personali e della indipendenza della mente umana da qualsiasi 'insegnamento'.
"Il Libro", cioè, è un vital nutrimento, ma è solo un punto di partenza e non un riferimento perpetuo. I problemi della conoscenza, della morale, dell'essere, dell'"io", dell'unità di tutte le cose nel tempo e nello spazio, e dell'uomo nell'universo, non son mai risolti una volta per tutte.