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La parola dantesca, mezzo della rivelazione, portatrice della profondità emotiva, causa di un’azione moralmente positiva o negativa.
Diversi fattori contribuiscono alla ricchezza della lingua dantesca, che richiamano l’ambito filosofico, estetico, morale e teologico. La parola, per il Poeta, immessa nel circolo comunicativo, è portatrice della profondità emotiva dell’agente linguistico. Se tale profondità si trova in contrasto con il Sommo Bene, la parola stessa può diventare un «seme di operazione» distruttivo. Nella Commedia, tale concezione è espressa da un’immagine polisemica, dal forte valore religioso: la lingua di fuoco. La lingua come il fuoco brucia, distrugge o illumina e riscalda diventa il mezzo della rivelazione dello spirito e può essere causa di un’azione moralmente positiva o negativa.
Ringraziamenti
Introduzione
Parte prima Comunicazione, spirito e morale
Capitolo primo - Parlare, parole, dire, voce...: il movimento spirituale del linguaggio
Capitolo secondo - La dimensione morale del linguaggio: l'exemplum di Ulisse
Parte seconda - La Locutiones dell'oltretomba
Capitolo terzo - Due esempi di inordinata locutio: gli strani versi di Pluto e di Nembrotto
Capitolo quarto - Il linguaggio del Paradiso: redole odor di lode
Parte terza - All'origine della parola
Capitolo cinque - Il primiloquium di Adamo e la retorica della pura oratio: la parola perfetta
Conclusione
Bibliografia
Indice dei nomi
Indice biblico