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Estratto dalla Introduzione
[...] tutta la vita spirituale di Rousseau, o meglio il suo tormento, rivive qui nelle pagine delle Reveries, l'ultimo scritto composto verso la fine del '77 e il principio del '78, ma attutito e direi pacato nell'idea suprema già presente al suo spirito, quella della morte, per cui i contrasti, le agitazioni si acquetano in lui e lasciano luogo ad una più tranquilla rassegnazione. Pare che Rousseau trovi veramente la sua pace nello staccarsi dagli uomini e dalle cose, sordo alle ire, alle minacce, agli attacchi dei suoi nemici; dopo esser giunto a toccare il fondo d'ogni umana sofferenza, fatto impassibile dinanzi ad ogni bene e ad ogni male, in questo mondo «dove non ha più nulla da sperare nè da temere», egli può aspettare serenamente la fine.
Riaffiorano nelle Reveries calmi pensieri religiosi, capaci di placare le precedenti tempeste di quell'anima emotiva, quasi un ritorno ad un cristianesimo tradizionale e presso a poco ortodosso e pur tuttavia razionale nei suoi slanci di speranza e di fiducia in un al di là: accenna Rousseau nella terza Promenade alle passate crisi di dubbio e di incertezza, ch' egli un tempo nella pienezza delle sue facoltà mentali aveva superate, tenendosi saldamente avvinto «a quelle verità eterne ammesse in ogni tempo e in ogni luogo, da tutti i savi ... e impresse nel cuore degli uomini a caratteri indelebili»...