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«Tutto il potere della morale civilizzata, mano nella mano col sistema d’economia capitalista e le sue istituzioni politiche, si oppone ferocemente all’uso del corpo semplicemente come fine, mezzo e strumento di piacere. In una società orientata sulla produzione, l’uso del corpo senza scopo, che io chiamo danza butō, è un nemico mortale che deve essere tabù» Tatsumi Hijikata (1928-1986) Tatsumi Hijikata, aspirante danzatore, alla fine degli anni Cinquanta lascia la sua casa di campagna nel profondo Nord e arriva a Tokyo. In una città che rinasce dalle ceneri dell’ultima guerra, elabora uno stile nuovo che chiama ankoku butō – danza delle tenebre – e diventa il punto di riferimento di intellettuali, artisti d’avanguardia e giovani in rivolta contro l’autorità. È osceno e violento, nostalgico e inquietante. È un eretico che lancia un allarme duraturo sulla condizione del corpo nella società dei consumi e della cultura globale. Vissuto all’incrocio fra due mondi, Hijikata utilizza i riferimenti culturali dell’Occidente per criticare il Giappone moderno, mentre formula una filosofia del corpo che attinge ai principi della tradizione giapponese e che si afferma a sua volta come un’aperta critica alla civiltà occidentale. L'autrice MARIA PIA D’ORAZI, giornalista. Una passione per l’avanguardia giapponese, ha collaborato con l’Università di Roma “La Sapienza” e con la Japan Foundation (in Italia e Giappone). Fra i suoi libri: Butō. La nuova danza giapponese (E&A Editori Associati, 1997); Kazuo Ōno (L’Epos, 2001); Scusi ma lei è qualcuno? Ferruccio Di Cori, uno psichiatra a teatro (Bulzoni, 2006). Ha lavorato per il Foglio. Attualmente è nella redazione di Otto e Mezzo (La7).