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Judo

Educazione e Società - Una proposta educativa per progredire nella tradizione con nuove politiche sociali

Luni
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premessa di Gianni Maddaloni, presentazione di Ferdinando Tavolucci, prefazione di Francesco Sidoti, introduzione dell'autore.
pp. 256, ill. b/n, Milano
data stampa: 2014
codice isbn: 978887984415

Il Judo non insegna ai suoi atleti a combattere contro il tempo, correndo per la ricerca di un nuovo record, né a saltare un’asticella il più in alto possibile, né tantomeno a mostrare la sua forza sovrumana. Il Judo insegna a stare di fronte all’altro con lealtà, a guardarlo negli occhi, a non procurargli dei danni, inchinandosi con senso di umiltà quando il confronto si conclude. Il vero combattimento che si intraprende è sempre e comunque con se stessi, cercando di superare i momenti di timore, di paura, di vile rinuncia per mancanza di autostima. Quando si superano queste difficoltà, del tutto umane, si può dire di aver conseguito la più grande vittoria, che non dà diritto a nessuna medaglia, ma ci consente di poterci chiamare finalmente Uomini.
Il contatto fisico nella pratica del Judo è la chiave di volta dell’intera costruzione pedagogica di Jigoro Kano, suo padre fondatore. Si tratta proprio di quel contatto che la scuola, a ogni livello, ha bandito totalmente nel suo percorso formativo, perché non sapendo come gestirlo, teme di sbagliare e lascia i giovani sempre più soli e più lontani dal mondo degli adulti. Si teme che una pacca sulla spalla, un abbraccio, dato a un bambino o a un giovane, possa essere scambiato per una manifestazione ambigua se non “morbosa”. L’esperienza orientale ci insegna che educare il corpo comporta un maggior impiego di tempo, di energia e lo si può fare solo parlando al corpo con il suo linguaggio, che non può essere assolutamente quello verbale, come in molti si ostinano a fare.
Gli insegnanti, i dirigenti scolastici, gli educatori e tutti coloro che per professione si occupano della crescita dei giovani, non dovrebbero trascurare i suggerimenti che la cultura sportiva e judoistica, in particolare, cercano di promuovere. Proprio in questo periodo si sente la necessità di recuperare l’importanza della relazione umana diretta, l’unica che consente di conoscere l’altro non per come appare, ma per come è.
Quando riconosci l’altro perché lo senti a te vicino, non c’è più ragione di vessarlo con atti di bullismo; quando percepisci che aver cura dell’ambiente in cui vivi vuol dire avere cura anche di te, non c’è alcun motivo valido per continuare a rompere, rovinare, imbrattare tutto quanto la società mette a disposizione per una crescita ottimale all’interno della scuola pubblica.
I genitori dei giovani avviati a qualsiasi attività sportiva devono essere consapevoli di questo: non è sufficiente che i loro figli si muovano, sudino, brucino calorie, dando all’organismo la possibilità di mantenersi in buona salute: è importante, mentre fanno tutto ciò, l’assimilazione di un principio morale, il quale insegni loro a mettersi a disposizione degli altri e non contro, evitando in questo modo di alimentare quell’ego che tende a sovrastare, con prepotenza, gli altri, deviando il percorso di crescita verso un fanatico individualismo, utile ad aumentare spesso la propria e l’altrui sofferenza.
Questo libro “suggerisce” un percorso alternativo, una visione già scritta ma ignorata, di quel principio dettato da Jigoro Kano «ji ta kyo ei» che significa: “tutti insieme per crescere e progredire”, al quale si deve aggiungere anche “secondo il miglior impiego dell’energia”. La nostra speranza è che non rimanga voce inascoltata.
Giuseppe Tribuzio è sociologo dell’Educazione e della Salute, formatore e docente incaricato di Sociologia presso l’Università degli studi di Bari. Istruttore federale di Judo fin dal 1982, per oltre un ventennio ha approfondito i temi riguardanti gli aspetti educativi connessi alla pratica del Judo. Esperto formatore ed educatore di docenti di ogni ordine e grado nel recupero della devianza giovanile e della dispersione scolastica, da anni si occupa di modelli educativi e della promozione del Judo all’interno della scuola pubblica per prevenire il disagio e la dispersione scolastica.
Gianni Maddaloni, Maestro di Judo cintura nera 7° dan FILJKAM, padre della Medaglia d’Oro Olimpica nel Judo Pino Maddaloni, da anni è impegnato, nella costruzione di una società civile attraverso lo sport, la cultura e la legalità. La società sportiva “Star Judo Club Napoli”, grazie al suo impegno, è diventata un simbolo, e non solo sportivo, per la particolare attenzione rivolta ai bambini di Scampia, uno dei quartieri più disagiati di Napoli. Segue e porta avanti da sempre il metodo “Judo-Educazione” del prof. Kano.

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