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Alvar Nuñez Cabeza de Vaca fu nominato governatore della colonia del Rio de la Plata nel 1540: partì per questa nuova destinazione il 2 novembre dello stesso anno, e l'11 marzo 1542 arrivò ad Asunción, che funzionava come capitale dopo l'abbandono del porto di Buenos Aires. Conclusa la pace con tribù guerriere ostili ai Guarany che erano stati fra i primi ad accettare la cristianizzazione, organizzò una difficile esplorazione dell'interno, la cui descrizione costituisce la massima parte di questi suoi Commentari. Era un'impresa mai tentata ed egli stesso a un certo punto dovette rinunciarvi a causa di una serie di contrattempi, fra cui la carenza di vettovaglie: in questo ebbero una certa responsabilità alcuni suoi collaboratori, i quali erano ben poco entusiasti della sua volontà di rispettare i diritti personali ed economici delle popolazioni indie con le quali entravano in contatto. Tornato ad Asunción, Nuñez Cabeza de Vaca fu anzi vittima di un complotto di ufficiali che gli contrapposero Domingo de Irala. Dopo averlo sottoposto a una dura detenzione e dopo avere macchinato per metterlo in cattiva luce, i suoi oppositori lo spedirono in catene in Spagna, dove lo sfortunato governatore fu condannato a otto anni di esilio in Africa. Rientrato in patria e scagionato delle calunnie mossegli, non si ritenne opportuno reintegrarlo nel suo incarico, ma venne nominato giudice della suprema corte di Siviglia, carica che ricoprì fino alla morte, avvenuta nel 1559 (o secondo altri nel 1564).
Redattore materiale dei Comentarios di Nuñez Cabeza de Vaca, che vennero pubblicati nel 1555, è stato Pero Hernandez, ammiratore dello sfortunato governatore. Opera apologetica, per quel che riguarda la figura e l'opera del protagonista, i Commentari sono suggestivi per le abbondantissime informazioni di carattere storicoantropologico-ambientale, spesso offerte con un occhio di simpatia per le popolazioni indie con le quali gli spagnoli entravano allora in contatto la prima volta.