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Il Tibet millenario, misterioso e sconosciuto, rimasto per secoli chiuso ad ogni intrusione straniera, il paese dei monasteri e dei monaci, dove la vita era semplice e serena pur nell'austerità dei costumi e nella severità predicata dalla religione buddista, ha cessato di esistere da quando nel 1950 le truppe della Cina hanno oltrepassato i confini e assoggettato un popolo inerme.
Nessuno meglio del Dalai Lama, la più alta autorità spirituale e politica tibetana, può far luce sul mistero del Tibet e sulla tragedia del suo tramonto. Nella solitudine dell'esilio, egli rievoca miti e tradizioni secolari della sua gente, narra la sua ascesa al trono e la sua educazione religiosa, i primi incontri con i conquistatori, i disperati tentativi di salvare almeno un resto di libertà di vita e di fede. «Mentre la Cina sta distruggendo il mio popolo e tutti i valori per cui esso vive, io nel mio esilio dedico ogni sforzo alla causa tibetana nell'unico modo che mi è consentito, cercando cioè di far sapere al mondo intero attraverso le Nazioni Unite - ed ora anche attraverso questo libro - ciò che è accaduto e che sta accadendo nel Tibet e di aiutare tutti coloro che come me hanno preso la via dell'esilio ... ».
Sorgerà un nuovo Tibet quando il paese sarà nuovamente affrancato dalla soggezione straniera: a questo avvenire nella libertà e nella pace mira tutta l'opera del Dalai Lama; il suo libro perciò non è soltanto un autentico documento umano e politico, è anche un appello alla coscienza del mondo.