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Il problema delle origini della Kabbalà, questa forma della mistica e della teosofia ebraica che sembra sorgere a un tratto nel secolo XIII, è senza dubbio uno dei più difficili della storia religiosa dell'ebraismo dopo la distruzione del Tempio, ma è altresì uno dei più importanti se si vuole comprendere il significato che il movimento ha assunto all'interno del mondo ebraico, e le possibilità religiose inerenti all'ebraismo. Il volume di Gershom G. Scholem che qui presentiamo sintetizza i risultati di più di quarant'anni di lavoro, Le accurate e sistematiche ricerche compiute dall'autore sui manoscritti del periodo arcaico non solo dissipano pregiudizi e diffidenze troppo a lungo diffuse, ma rinnovano completamente gli studi sul movimento. La scoperta dello Scholem consiste nel rilevare, attraverso un accurato lavoro filologico e storicocritico delle fonti, che il «Séfer Bahir», testo fondamentale della Kabbalà prima che lo «Zòhar» venisse a soppiantare alla fine del secolo XIII, è redatto su materiali più antichi, tutti su caratteristiche gnostiche, Attraverso il «Bahir», il pensiero gnostico mitopoietico fece la sua ricomparsa all'interno del giudaismo e caratterizzò per secoli quello che oggi, grazie agli studi di Scholem, può essere definita, religiosamente e culturalmente, la corrente più vitale e originale del giudaismo, la Kabbalà, Scholem sottolinea inoltre, in antitesi a studi precedenti, il fatto che la Kabbalà è nata da bisogni specificatamente religiosi interni al giudaismo e non da apporti culturali esterni. In questo senso è espressione genuina e profonda dell'anima ebraica, differendo in modo sostanziale dalla filosofia, nella quale l'apporto greco e arabo fu determinante,