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«Non conosco, in verità, alcun popolo, dai più civili e colti ai più efferati e barbari, che non creda che il futuro si manifesti con segni premonitori e che esistano persone capaci di comprenderli e spiegarli in anticipo. Per primi gli assiri osservarono assiduamente i passaggi e i moti delle stelle e, quando li ebbero registrati, tramandarono ai posteri quale presagio costituissero per ciascun individuo.» Con queste parole Cicerone nel De divinatione ribadisce l'opinione unanime degli autori classici greci, secondo i quali furono gli abitanti della Mesopotamia, chiamati Caldei, i primi a studiare il movimento degli astri. Il recente ritrovamento di intere biblioteche con iscrizioni cuneiformi ha permesso di confermare questa opinione e di sfatare tanti pregiudizi sulla «primitività» degli orientali rispetto al genio greco.
Per i Caldei vi era un rapporto inscindibile tra cielo e Terra, e tutte le manifestazioni celesti erano messaggi divini che prefiguravano avvenimenti terrestri (un'eclissi poteva significare giorni difficili per il regno, una congiunzione planetaria positiva poteva indicare la ricchezza dei raccolti o la guarigione di un malato): nella loro cultura, astronomia e astrologia erano quindi strettamente collegate. Giovanni Pettinato, uno dei maggiori esperti mondiali di civiltà sumerica e assiro-babilonese, che ha decifrato le Osservazioni celesti compiute dagli studiosi babilonesi (i quali si servivano persino di un rudimentale cannocchiale), svela per la prima volta in queste pagine i segreti dell'astrologia, la più importante delle sofisticatissime arti divinatorie dei popoli mesopotamici, spiegando con ricchezza di particolari i principi che regolavano le predizioni. Fulcro di tale sapere era l'Enuma Anu Enlil, una serie di ben settanta tavole in cui si illustrava il significato per il Sovrano e per il paese di fenomeni astrali riguardanti i pianeti e le costellazioni: dalla posizione di Venere, dal sorgere del Sole o dalle fasi lunari potevano infatti dipendere l'esito di una guerra o la sorte di un re.
Per tracciare un quadro più completo di questa scienza e dei suoi cultori, Pettinato prende in considerazione anche altri documenti: la fitta corrispondenza tra gli astrologi e la corte assira, i calendari mensili con giorni fasti e nefasti, gli astrolabi, gli oroscopi personali, i riti, le preghiere e gli scongiuri. Il volume si chiude con uno sguardo sulla fortuna della scienza astrologica babilonese e sulla sua trasmissione in Grecia, Egitto e India. Un libro straordinario sulle origini di una disciplina che ancora oggi, alle soglie del Duemila, continua ad affascinare l'uomo.