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"Et tota terra erat sanguine rubricata ..., e tutta la terra era resa rossa dal sangue ... È forse questa l'espressione più emblematica del Carmen miserabile, vibrante narrazione del flagello che turbò l'Europa nella prima metà del XIII secolo. Intorno al 1240 infatti, i Mongoli si scatenarono contro l'Ungheria di Bela IV nella loro incontrastata avanzata verso Occidente. Anche la Polonia e la Croazia furono aggredite dalle orde devastatrici che si spinsero addirittura a pochi chilometri dall'Italia, ma fu il regno magiaro ad assorbire l'urto maggiore, fungendo di fatto da "stato cuscinetto" e preservando così il resto della Christianitas. Maestro Ruggero fu testimone diretto degli eventi e fu tratto in prigionia per oltre un anno dai cavalieri delle steppe. La sua eccezionale testimonianza, redatta forse poco dopo il 1242, non costituisce soltanto un vivido resoconto del periodo di cattività presso i nomadi, ma svela anche, con straordinaria capacità critica, la pericolosa vischiosità dei rapporti vassanatico-benefìciari, i retroscena della politica interna, la fragilità della politica internazionale ancora imbrigliata nelle lotte tra Federico II e il papa. Ma soprattutto offre un'immagine puntuale di una nobiltà ribelle e incostante, troppo spesso riottosa verso il potere centrale, sfacciata nelle pretese autonomistiche quanto disorganizzata e poco coesa nella rete di alleanze. Una fonte percorsa da aneddoti suggestivi, fatta di città vivaci e di cruente battaglie, di fughe sorprendenti e di macchine d'assedio, una cronaca avvincente - a metà tra l'autobiografia e la relazione - che dimostra una volta di più quanto l'Ungheria fosse una protagonista della politica europea medievale.