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La letteratura medievale è un mondo affascinante: in essa convivono prodezze e meraviglie, racconti e leggende, fate, streghe, demoni e lupi mannari. Ecco, di fronte a noi, un universo in cui tutto è possibile: gli uomini incontrano esseri faés [fatati]; gli eroi vanno alla ricerca di creature dell'Altro Mondo; preziosi bagliori sgorgano nella notte, illuminando tesori nascosti. Nell'epoca che evochiamo, la parola è onnipotente: gli esorcismi, le benedizioni, gli amuleti ci proteggono dal Maligno.
Non è forse inutile ricordare l'interrogativo che un noto giurista ingàuno, oratore facondo ma anche un po' burlone, suole rivolgere ai propri giovani, smarriti discepoli: «Conosci l'omitorinco? Lo conosci abbastanza? ... Infatti, noi non conosciamo abbastanza né l'ornitorinco né il lupo mannaro. Pertanto, Milin ha scelto per noi di spazzar via tutti i preconcetti, guidandoci verso il ristoro delle fonti (cioè i testi, dall'Antichità alla nostra fin de siècle): vale la pena di scoprire la senefiance [il significato] di tanti segreti appassionanti.
Esaminiamo il Bisclavret di Maria di Francia, splendente capolavoro delle narrazioni medievali di mannari. Il re accompagna il licantropo nella sua stessa stanza, lasciandolo solo con tutti i vestiti, e sbarra, poi, ogni apertura. Dopo un po', ritorna nella camera: sul letto del sovrano non v'è più un lupo, ma un cavaliere, rivestito e dormiente. Il sonno è, in effetti, la situazione normale di colui che subisce lo sdoppiamento. Con ogni evidenza, i vestiti rappresentano il sostituto del corpo.
L'importanza del Doppio nel nostro universo mentale è, ora, chiara ai nostri occhi. Il lupo mannaro è uomo e, insieme, animale. Esso conserva la propria ragione umana, anche sotto forma lupigna. Il Doppio licantròpico si pone al centro d'un complesso antropologico fondamentale: quello dei rapporti dell'uomo con l'Altro Mondo, sia superiore sia ínfero.
Come esergo, l'Autore potrebbe far sue le parole di San Bernardo: finis Libri sed non finis quaerendi. L'opera conclusa è un'opera aperta: custodisce in sé il germoglio d'una ricerca nuova.
Gaël Milin è professore di Lingua e Letteratura francese del Medioevo e del Rinascimento presso l'Università della Bretagna Occidentale (Brest). Fondatore e coordinatore delle Journées d'Études del Centro di Ricerca Bretone e Celtica (Unità di Ricerca associata al CNRS), dirige - con Patrick Galliou -la rivista Kreiz, che diffonde, annualmente, gli Atti di tali Giornate. Oltre a numerosi articoli sulla «matière de Bretagne», ha pubblicato l'edizione critica delle Baliverneries d'Eutrapel di Noël du Fail (Klincksieck, Parigi, 1971). Inoltre, ha dato alle stampe il volume Le roi Marc aux oreilles de chela (Droz, Ginevra, 1991), versione compendiosa della sua Thèse de Doctorat ès Lettres: Béroul et le conte AT 782 du roi aux marques animales. Più recentemente, ha pubblicato Le Cordonnier de Jérusalem. La Véritable Histoire du Juif Errant, Presses Universitaires de Rennes, 1997.
Jose Vincenzo Molle è ricercatore confermato di Filologia Romanza presso l'Università di Genova. Ha tradotto e prefato il volume di Paul Zumthor, Lingua, lesto, enigma (Il Melangolo, Genova, 1991). Per i tipi della Ecig ha curato l Templari. La regola gli statuti dell'Ordine (1994) e Merlino il Profeta. L'avventura del Graal (1995).