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In genere le piante non si cacciano, al limite si raccolgono. È certo ciò che fanno i protagonisti di questo libro in diversi secoli di storia e molti anfratti del globo terrestre. Andare in cerca di piante. Per le loro rispettive epoche, di piante rare o magiche, eclettiche o nuove, ornamentali o estrose. Da consegnare a mercanti, negozi, conventi, università. Per ingrandire collezioni, erbari, orti botanici. Per accrescere la gloria di nazioni intere o di semplici accademie universitarie. Ma l’accanimento di cui le avventure di questi cercatori testimoniano più s’avvicina a quello di cacciatori ostinati.
Uomini spesso disposti a sopportare disagio, malattie e lunghi viaggi, a rischiare la pelle pur di scoprire e dare il proprio nome a nuovi vegetali disseminati per l’intera geografia. Molte le vocazioni che li hanno spinti a cacciare: dalla filantropia all’ossessione per singole specie, dall’amore disinteressato per il sapere botanico alla prospettiva di arricchirsi, dal desiderio di denaro a quello per la gloria di una pianta col proprio nome.
Un «saggio» di botanica, giardinaggio, storia e avventure, tra invenzioni di cassette per il trasporto e ardite arrampicate montagnose, attacchi di pirati e frecce avvelenate. A questo vanno incontro i cacciatori di piante qui raccontati, biografie singolari che nei secoli hanno arricchito i nostri giardini e talvolta qualche tasca.
Pubblicato per la prima volta nel 1980 presso l’editore Rizzoli (nella collana gli Ornitorinchi di Ippolito Pizzetti) questo libro da oltre trent’anni introvabile è il ripescaggio di una «specie» editoriale fortunata, tra romanzo d’avventura, saggio di storia sociale e botanica.