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l grandl «templi» di Stonehenge e di Avebury in Inghilterra, i dolmen e i menhir della Bretagna e di tanti altri luoghi d'Europa, suscitano emozioni più profonde e interrogativi più inquietanti di qualsiasi altro resto archeologico. Questi sconcertanti monumenti di pietra ci riportano al passato perduto dell'uomo, a un'epoca anteriore alla scrittura, alla scoperta dei metalli e della ruota. Eppure la loro disposizione non è casuale: corrisponde a un ordine rigoroso, rivelatore di un alto livello di conoscenza matematica e astronomica. Siamo di fronte a un'antica civiltà megalitica, estesa dal golfo di Biscaglia all'oceano Artico, che trovò i numeri più interessanti della parola, oppure più semplicemente, a una diffusione contemporanea, in tutti i continenti, di una particolare espressione culturale?
Perché l'uomo megalitico eresse massicci di pietra cosl grandi? Perché costruì colline e terrapieni secondo linee e tracciati tanto precisi? Perché stabilì collegamenti a distanza di centinaia di chilometri? E i menhir erano tombe o «segni» sacriflcali, oppure centri di forze magnetiche? E i circoli di pietre come Stonehenge erano corti regali, o luoghi rituali dei Druidi, oppure osservatori astronomici? E che signiflcato avevano misteriosi disegni geometrici incisi sulle pietre?
A questi interrogativi l'autore - in questo libro che è il primo a essere pubblicato in Italia sull'argomento - cerca di dare risposta, valutando scoperte, teorie, ipotesi, dalle più ortodosse alle più spregiudicate, con un taglio storico e scientlflco, e insieme di accattivante e
suggestiva lettura.