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Per tutta l’età moderna la Chiesa cattolica difese a spada tratta il diritto degli ecclesiastici responsabili di crimini comuni di essere giudicati da suoi tribunali. Fecero eccezione solo i delitti più efferati, su cui lo Stato rivendicò precise competenze, sia pur tra mille difficoltà. È un problema storico mai studiato in profondità e questo libro intende colmare la lacuna, grazie all’esame di una ricchissima documentazione inedita, non solo di natura giudiziaria. Teatro della ricerca è l’Italia del Cinque-Seicento, alle prese con gli eccessi di varia natura di chierici, preti e frati delinquenti e con le scelte di giudici quasi sempre conniventi e interessati soprattutto a tutelare l’onore del clero e della Chiesa tutta. Il libro, che dà ampio spazio alla vita quotidiana, apre squarci sorprendenti su dimensioni della storia religiosa e civile della penisola pressoché sconosciute.
Premessa
Ringraziamenti
I. Una ‘bottega di candele’, l’assalto a una canonica
II. Un concilio in soffitta?
III. Una giustizia di parte
IV. Resistenze. Il clero delinquente contro i suoi giudici
V. Verso la quaresima, lentamente. Preti, frati e chierici italiani di fine Cinquecento
VI. Ipotesi sul Seicento
Indice dei nomi
Indice dei luoghi