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Le due storie delle quali qui si parla hanno origini molto diverse, pur ispirandosi a un identico materiale sociale. Di libera "invenzione", l'una (Surābād); di carattere "diaristico", l'altra (Acqua del diavolo). La prima scaturente, nelle sue situazioni e nel suo intreccio, dalla fantasia dell'artista, la seconda nascente dalla registrazione degli eventi cui all'autore fu dato assistere. Pensata, progettata e finalizzata a uno scopo polemico l'una, estemporanea e casuale l'altra. In Surābād l'architettura narrativa è quella "classica" dell'unità di tempo, luogo e azione che (con buona pace dei Greci, suoi presunti escogitatori) è intrinseca alle short stories d'ogni tempo e luogo; in Acqua del diavolo il racconto è più diluito nel tempo e quindi più discontinuo. La storia persiana poggia su stilemi satirici e caricaturali, quella italiana è più sobria e naturale. Ma la costante presenza dell'io narrante le conferisce una maggiore carica di partecipazione rispetto a quanto accade nella prima, dove ci si offre una rappresentazione dall'esterno, in qualche modo distaccata. Nonostante queste diversità, le somiglianze tra i due racconti restano più strette di quanto si supporrebbe a tutta prima.
Va ora, però, rilevata una circostanza: in ambedue le opere gli episodi che compongono il racconto danno luogo a un insieme che, pur essendo di essi intessuto, in qualche modo li supera e li travalica. Surābād, come si è già detto, è una piccola opera accuratamente progettata. In essa molti elementi sono studiati in modo tale da arricchirsi di echi e consonanze che aprono ampi squarci prospettici sugli aspetti più generali di una complessa situazione antropologica e sociale, che restano sostanzialmente solo evocati. La descrizione dei tre personaggi che compongono la commissione inviata a riscattare lo sperduto villaggio può essere presa ad esempio. Il tardi grado burocrate, il tecnocrate americanizzato e l'irresoluto pedagogo che la compongono suggeriscono al lettore la visione di situazioni mai chiaramente esplicitate: la rozzezza culturale, l'inettitudine professionale, l'arrivismo, l'insipiente esterofilia e la miseria morale del terzetto assurgono a paradigma dell'intero apparato statale e dei velleitari ceti dirigenti dell'Iran dei Pahlavi...
PREMESSA
Il letterato e i suoi tempi
Il problema dell'"autenticità" della rappresentazione letteraria in Jamālzāde
Surābād
a) L'occasione compositiva
b) Il testo
Una pietra di paragone occidentale
Le due opere a confronto
La conferma di un modello
Una breve rassegna dell'opera di Jamālzāde
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
INDICE DEI NOMI