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Con la fuga in America Latina nel 1834 finisce la giovinezza di Giuseppe Garibaldi, che è stato dal 1821 al 1833 da marinaio a comandante in seconda nella navigazione commerciale sul Mediterraneo. A questa professione ha voluto avviarsi da ragazzo, è stato istruito dal padre e dai migliori comandanti di nave della Liguria. Oltre all'incontro con Roma nel 1825, anni del giubileo, l'esperienza della navigazione gli fa conoscere porti antichi come Odessa e Costantinopoli e porti nuovi come Rostov e Taganrog, dove si colloca l'incontro, anch'esso mitico, con un "credente" che lo inizia al pensiero di Giuseppe Mazzini. La sua mente vivace e il suo cuore si sono aperti a una visione ampia del mondo e dell'Europa in particolare, una visione quasi geopolitica che impone la presenza di una Italia unita. Vive in prima fila la tensione verso l'indipendenza della Grecia, la decadenza dell'Impero austro-ungherese, l'emergenza dei moti indipendentisti dei Balcani, il disfacimento dell'Impero Ottomano, le speranze dell'antica Russia. Si appassiona per la musica, la cultura, di quei popoli, vi annoda importanti relazioni e affetti.