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L’allungamento delle membra, la frontalità dei volumi, l’appiattimento del modellato, la ieraticità delle pose, l’assottigliamento delle figure, la ricerca del “tipo” e del “segno” sono alcuni degli elementi caratteristici dell’arte bizantina di cui il grande storico André Grabar rintraccia le origini nelle correnti neoplatoniche del III secolo d.C.
Secondo Grabar l’immagine riflette una concezione spiritualizzata della materia. L’artista deve, attraverso mezzi puramente estetici, condurre lo spettatore a liberarsi dalla realtà sensibile, ad “aprire gli occhi dello spirito” e a contemplare il divino nelle cose.
“Non esiste un punto in cui si possano fissare i propri limiti
in modo da poter dire: fin qui, sono io”. (Plotino, Enneadi, VI, 5, 7). Il celebre saggio su Plotino e le origini dell’estetica medievale (1945), ormai da tempo introvabile, è arricchito dal testo di una conferenza del 1948 su "La rappresentazione dell’Intelligibile nell’arte bizantina del Medioevo", e preceduto da una messa a punto più generale sui costanti e problematici rapporti tra Medioevo e Antichità pagana.