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Ricordo come fosse oggi l’indimenticabile soggiorno in Giordania con Edoardo Borzatti e la sua équipe di giovani ricercatori dell’università di Firenze nel febbraio del 1978.
Eravamo alloggiati nei locali della Bonifica organizzata anni prima dagli Italiani nel deserto giordano meridionale, non lontano dal Wadi Rum immortalato dalle gesta di Lawrence d’Arabia.
La missione Borzatti era in Giordania per il quinto anno consecutivo per condurre ricerche sull’arte rupestre dei beduini..
Il deserto infinito, color rosso, era interrotto dalle torri di arenaria che lo costellavano per tutta la sua ampiezza. I letti asciutti degli wadi – che nella stagione delle piogge si gonfiano d’acque torrenziali – solcavano quella distesa, il rosso appena addolcito dal turchese degli arbusti succosi che ne dissetano la rara fauna.
Mi alzavo la mattina alle sei per godere della immensità silenziosa del deserto prima che iniziassimo le esplorazioni con le Land Rover. Camminavo lentamente verso l’orizzonte sul quale si stagliavano azzurrini i monti della Luna, al confine con l’Arabia Saudita.
I miei passi solcavano un oceano pietrificato, uno spettacolo che solo la visione delle montagne innevate del Tibet avrebbe uguagliato nelle mie esperienze di viaggi.
Sono lieto di poter pubblicare oggi nella collana ‘sìmata’ – segni del passato – dell’Editrice Nuova S1, questo libro del prof. Edoardo Borzatti von Löwenstern, ordinario di Paleontologia Umana all’Università di Firenze, un’opera che rappresenta il coronamento di decenni di ricerche focalizzate particolarmente sul deserto meridionale della Giordania.
Si tratta di una documentazione fondamentale sull’arte, e non solo arte, delle genti beduine il cui habitat si stende dall’Afghanistan all’Atlantico, segnato dalle grandi inconfondibili tende nere.
Questo libro illustra ottomila anni di arte beduina nel deserto, ma non è solo l’arte che l’Autore intende far conoscere a un pubblico europeo che ne ignorava finora in gran parte la stessa esistenza.
Questo libro è anche una testimonianza dell’evoluzione nei millenni delle popolazioni nomadi e seminomadi del deserto, che oggi tendono verso una lenta progressiva sedenterizzazione, incoraggiata anche dai Governi centrali, fenomeno che riflette in certa misura l’evoluzione culturale dell’uomo sulla terra.
Ciò che l’Autore vuole dare al lettore è soprattutto il senso di una evoluzione culturale che coinvolge l’umanità in una vasta fascia di territorio oggi in gran parte desertica. Ciò che oggi non vediamo, ma può venire appreso solo attraverso ricerche sul terreno durante l’arco di un’intera vita, e studi applicati a ciò che quelle ricerche hanno prodotto, è lo sviluppo culturale dell’uomo documentato da graffiti e pitture su roccia che sorgono dalle profondità della preistoria ma raggiungono ancora la nostra età. Disegni, figure, scene complesse che illustrano un’evoluzione che è quella stessa della specie umana.
Ne consegue una complessità di realizzazioni che questo libro anticipa rispetto alla prassi scientifica ufficiale: la nascita di una scrittura primordiale più antica ancora di quella sinaitica, una capacità di sintesi visiva di un territorio nelle sue componenti geologiche e umane, un rapporto fra l’uomo e la natura e fra l’uomo e Dio che non è religione rivelata, ma è religione connaturata allo spirito umano, partecipe dello spirito universale.
Un libro la cui lettura avvincerà e affascinerà il lettore fin dalle prime pagine, anche grazie alle splendide immagini che danno la sensazione di essere fisicamente in quegli spazi lontani. (Claudio de Palma)