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«Terra Maya» è il lembo del continente americano, dove, tra il IV millennio a. C. e il II d. C., è fiorita una delle più splendide civiltà del genere umano. L'A. ha percorso questa terra passo a passo, in automobile, in jeep, a cavallo, in sella a mule, a piedi; ha visitato a una a una le città moderne e conosciuto la maggior parte degli antichi centri sacrali; ha attraversato da cima a fondo con una marcia lenta, spesse volte durissima e sempre affascinante la immensa foresta tropicale centro-americana; ha incontrato gli ultimi Lacandones, con i quali ha diviso il posol, l'unico cibo, e l'acqua dei fiumi tropicali; ha conversato con due Presidenti della Repubblica, con i chicleros e i largateros, che sono i fuori-legge della foresta, e con i chiusi indios, padroni della terra; è stato ospite di signori di sterminate ricchezze e ha dormito in poverissime capanne, « dove gli scorpioni fortunatamente scappavano prima che io scappassi ». Ha inteso frusciare il serpente a sonagli e squittire il tepesquinte disperato d'essere caduto in trappola; si è saziato di uova di iguana e dissetato con l'umore che sgorga dal bejuco de agua, la grossa liana ch'è l'estrema risorsa degli assetati e che una guida india gli insegnò a distinguere dalle altre; ha visto morire un chiclero morso dal terribile serpentello grigio, che sui monti dei Maya, fra il Petèn e il Belice, è chiamato mano di piedra; si è addentrato nel dedalo di grotte abitate dai vampiri e ha visto adorare un orribile idolo di pietra nera, chiamato Turcax; e, infine, si è lasciato affascinare dai superstiti monumenti degli antichi Maya, dalle piramidi di Tikal a quelle di Chichèn Itzà, dalle stele di Copàn agli incomparabili architravi di Bonampak.
Ma ha soprattutto parlato con uomini e donne del popolo, ascoltando la voce del loro cuore e quella del loro dolore, registrando le loro speranze, le loro rassegnazioni e cercando sempre di individuare il loro punto di partenza e di porsi nel loro angolo di visuale. Gli sono state aperte tutte le porte e, a furia di pazienza e di andare e tornare, anche alcuni stregoni si sono decisi di adoperare per l'A. i loro sortilegi, sulla vetta di un monte ombreggiato da profumate conifere. Così ha conosciuto la terra maya e questo avvenne perché, in un giorno di primavera, Rax Icoquih, indicandogli il fondo di una conca verdeggiante punteggiata di jacarantas viola, gli disse: «Qui Dio creò l'uomo»; e perché l'A. intuì che l'indio era certo di essere nella verità, che cioè, proprio in quel luogo, in tempi lontanissimi, ebbe inizio un ciclo della storia del genere umano.
Parte prima
Introduzione alla terra dei maya
1. Il mondo scomparso
2. Il mondo nuovo
Parte seconda
Le terre alte
3. Guatemala
4. Oscuros Guatalones
5. Le montagne ardenti
6. Homo homini Deus
7. La città del pianeta Venere
8. Dove Cristo morì due volte
9. Il luogo dell'inquietudine
10. Muore giovin colui che al cielo è caro
11. Le speranze senza radici
Parte terza
La foresta tropicale
12. Il Petèn
13. Il luogo delle voci
14. Gli uomini della selva
15. Chicleros e i vampiri
16. Rio dulce
17. K'in uinik
18. La valle dell'Usumacinta
19. Il serpente piumato
20. Gente dello Yucatan
Bibliografia
Indice delle fotografie
Indice analitico