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Pico è ben più che quel mostro di memoria che tutti sappiamo fin dalle elementari. Nato nel 1463 nella cittadina della Bassa Padana che allora era una fortezza sulla via che portava dall'Emilia al Veneto, fu uno degli uomini più dotti e suggestivi del suo tempo. In soli trentun anni - tanto breve fu la sua vita raggiunse una grande notorietà in tutta Europa, specie a Parigi, e tra i coltissimi amici di Lorenzo il Magnifico, fra cui Marsilio Ficino e Angelo Poliziano, fu certamente il più amato e il più corteggiato. Anche fra Girolamo Savonarola non si sottrasse al suo fascino, tanto da desiderare che si facesse domenicano. Ma Pico non volle mai compiere scelte così radicali. Egli fu il pensatore di un tempo di crisi e di un non-lineare trapasso fra Medioevo e Rinascimento, fra un pensiero che si era tradotto in «summa» e un pensiero che, sia pur timidamente, si stava aprendo alle sollecitazioni esistenziali. Pico era insomma al tempo stesso e ansiosamente uomo di una civiltà che si concludeva e di una che nasceva. Eugenio Garin, il nostro massimo storico dell'Umanesimo e del Rinascimento, presentando questo saggio biografico di Jader Jacobelli, ha scritto fra l'altro: «Unendo il garbo espositivo del giornalista a una formazione specifica di fondo, animato da una viva simpatia per il personaggio e sorretto da una scrupolosa ricognizione delle fonti primarie accessibili e della letteratura sull'argomento, Jader Jacobelli è riuscito a 'tradurre' in una prosa chiara ed efficace anche i capitoli più complicati e oscuri della vicenda pichiana ». La vita di Pico è, però, anche ricca di vicende singolari e avventurose che consentono a questo libro di rivolgersi a una larga cerchia di lettori, come era nel proposito dell'autore.
Jader Jacobelli è nato a Bologna nel 1918. Ha moglie - una filosofa -, due figli e due nipoti. Laureato in filosofia, aveva cominciato la carriera universitaria, quando, come ufficiale, si trovò a fondare nel 1943 Radio Sardegna Libera e a fare il giornalista. Doveva essere per poco, ma non è più rientrato all'Università, come quei mariti che escono per prendere un pacchetto di sigarette e la moglie li aspetta ancora. Ma il « tradimento» sta gradualmente cessando perché Jacobelli ha cominciato ad alternare il suo lavoro di Direttore delle Tribune alla RAI con quello di studioso e di organizzatore culturale. Questo libro su Pico segna il suo definitivo ritorno agli studi filosofici, nel segreto mai interrotti. Quando la cosa si è risaputa, Jacobelli ha detto: « Che delusione. La gente si aspettava da me un libro sul·'Palazzo' e io, invece, ho preferito il Castello di Pico a Mirandola ». Il fatto è che da più di quarant'anni Jacobelli si portava dietro un pungente senso di colpa per essersi messo a fare, come lui dice, « l'inutile mezzobusto ». Ora è impegnato a ricostruire e a raccontare in un nuovo libro il grande contrasto fra Benedetto Croce e Giovanni Gentile, che ha tanto segnato il primo mezzo secolo della nostra cultura.
Prefazione di Eugenio Garin
Giustificazione dell'Autore
Opere citate o consultate
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