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I rotoli dipinti, emakimono, sono la fonte principale di informazioni sulle abitudini di vita nel Medioevo giapponese che Frédéric utilizza e, come in un rotolo, ci si presentano le scene quotidiane - dalla nascita alla morte - della vita dei contadini, dei guerrieri, degli artigiani, dei monaci e dei nobili. Il cibo viene descritto con ricchezza di particolari e così l'abbigliamento e gli oggetti d'uso quotidiano. La letteratura ed i «regolamenti di famiglia» arricchiscono il quadro di particolari per quanto riguarda i costumi degli aristocratici. È l'epoca in cui il buddhismo assume connotati tipicamente giapponesi e si diversifica in sette. Lo Zen con il suo rifiuto delle Sacre Scritture e l'attenzione a!la natura sembra assorbire stimoli dallo Shintō, la via dei kami, che è la credenza originale del vecchio Giappone. Lo Zen con la sua insistenza sulla transitorietà delle cose della vita - «i colori dei fiori danno testimonianza di questa verità: tutto ciò che fiorisce deve appassire» - viene assunto a regola anche dai samurai, la cui essenza e ragion d'essere, come sottolinea l'autore, «è il senso del dovere ». È in quest'epoca che vengono codificate con regole precise quelle arti che rimarranno immutate fino ai nostri giorni. La cultura del Medioevo, dice Frédéric, «cerca di comprendere intuitivamente la natura, di inserirsi e di vedere la bellezza reale nascosta sotto l'apparenza. Per potervi riuscire l'uomo deve piegarsi a certe regole, a una legge. Ed è nella rigida osservanza di questa legge che egli può raggiungere la libertà totale, perché la Legge (la via dei Fiori, del Tè, del No) trascende l'individuo. E secondo gli esteti del Medioevo, la perfetta libertà si può trovare soltanto osservando in modo assoluto una legge».