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Non deve destare maraviglia se all'inizio dei trattati arabi sugli scacchi troviamo spesso una introduzione a mo' di questione preliminare o di prooemium galeatum in difesa della liceità degli scacchi. Per dichiarare l'importanza di questo punto basterà dire che dalla sua soluzione in un senso o nell'altro dipendeva la vita o morte legale del gioco fra i Musulmani. È risaputo che la loro legge abbraccia e regola gli atti tutti della vita, non soltanto pubblica e sociale ma anche individuale e privata. E siccome il Corano in un famoso versetto proibisce il vino e il gioco, e siccome nelle collezioni di tradizioni dommatiche e canoniche, che hanno sempre avuto grande autorità dottrinale, non mancano i detti attribuiti a Maometto e ai suoi compagni in cui il gioco degli scacchi viene condannato come quello del nard, bisognava correre ai ripari. Il nard (tavole reali, trictrac) è un gioco d'azzardo assai diffuso anche oggi in tutto l'Oriente musulmano. Così una tradizione dichiara che, per la loro disubbidienza alla voce di Allah e di Maometto, non soltanto i giocatori, ma anche quelli che stanno a contemplare il loro gioco sono maledetti da Allah e indegni del saluto dei buoni Musulmani.