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Ottobre 1601. Ai funerali dell’astronomo e matematico Tycho Brahe, il suo successore Johannes Keplero si appoggia su un bastone ricevuto in eredità dal defunto: il bastone di Euclide. Ciò che il resto del mondo ignora è però che il bastone è cavo e che Keplero vi ha nascosto preziose osservazioni astronomiche sottratte all’avidità degli eredi di Tycho. Keplero, oltre a scoprire le tre leggi destinate a rivoluzionare la nostra visione dell’Universo, si è anche dedicato allo studio dell’ottica ed è il solo uomo in grado di comprendere a fondo il funzionamento del cannocchiale di Galileo. Lo scienziato italiano, geloso delle proprie scoperte, scrive a Keplero senza rivelare quasi nulla delle osservazioni compiute con il cannocchiale, esponendogli i suoi dubbi sotto forma di enigmi. Keplero saprà risolverli? Un grande romanzo “di uomini e di idee”, che svela aspetti poco noti e sorprendenti del rapporto tra i due scienziati, mettendo in luce la complessa personalità di Keplero.
La traduzione dell’opera è stata realizzata grazie al contributo del SEPS – Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche.
«L’occhio di Galileo è un romanzo multibiografico, scritto per far riflettere sulla scienza e sul suo modo di procedere, spesso assai meno lineare di quanto si tende a credere». (Piero Bianucci, La Stampa)