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Nella leggendaria conferenza sul "mito del serpente" Aby Warburg conclude con una lettura apocalittica del tempo moderno. Se, nelle culture più antiche, il serpente è la rappresentazione mitica del fulmine come forza divina, «la nostra età tecnologica non ha bisogno del serpente per spiegare e comprendere il fulmine», perché la modernità ha agito in primis anche su questa mitologia: «Il fulmine imprigionato nel filo - elettricità catturata - ha prodotto una civiltà che fa piazza pulita del paganesimo» e, in certo senso, della sacralità che lega l'uomo alla natura. La polemica contro la tecnologia, il nuovo serpente verso cui Warburg prova timore e fascinazione senza averne forse coscienza perfettamente chiara, torna nel discorso di un grande teologo tedesco che decide di mettersi nei panni dell'elettricista per cercare l'elemento divino in ciò che è propriamente scientifico. Ernst Benz, grazie a un'onnivora erudizione e non senza una certa spregiudicatezza intellettuale che sfocia talvolta nell'audacia, riscrive in sintesi la storia della scienza e dei suoi rapporti con Dio e il trascendente, prendendo come termine di confronto l'elettricità. Prima di Benz, i rapporti tra teologia e scienza si erano limitati per lo più alla riflessione sulla forza gravitazionale, relegando elettricità e magnetismo in un capitolo marginale del sapere e della cultura, una sorta di bizzarria, quando non proprio una ciarlataneria, che nel nome del famigerato Mesmer, l'ideatore del magnetismo animale, aveva trovato il suo campione e nel "mesmerismo" la sua pseudoscienza. Da Keplero a Newton, fino agli illuministi, l'energia elettrica è reinterpretata . come forza di Dio: il creatore non è più soltanto l'animatore di un'azione a distanza; l'elettricità e il magnetismo diventano un capitolo decisivo per interpretare teologicamente il mondo naturale.
E così i timori di Warburg trovano un nuovo orizzonte di comprensione in questo brillante saggio che appassionerà anche l'uomo della strada.