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«Il mio tentativo è quello di mostrare come l'antichità possa essere rilevante per la vita della psiche e come la vita psichica possa rivitalizzare l'antichità» afferma Hillman in uno dei saggi raccolti in questo denso e prezioso volume, in cui alcune figure del mito greco sono riconnesse alla storia e alla vita quotidiana: da Dioniso – prendendo le mosse dalle intuizioni di Nietzsche e di Jung – ad Atena, che troviamo «al cuore del mito del progresso della civiltà occidentale»; dal motivo mitologico dell'abbandono del bambino, «realtà psicologica permanente», a Marte, ispiratore di quell'«amore nella guerra e per la guerra che è più forte della vita»; dal titanismo dell'epoca presente, responsabile dell'«anestesia psichica» che è il contrassegno della nostra civiltà, a un Edipo reinterpretato nel quadro di «una re-visione archetipica della psicologia del profondo». E poi Afrodite, Estia, Era, Ermes, Oceano, Orfeo, Apollo, in un percorso affascinante attraverso le fibre più intime della nostra civiltà e della nostra psiche. Con le parole dello stesso Hillman, ancora: «La Wirksamkeit del mito, la sua realtà consistono precisamente nel potere che gli è proprio di conquistare e influenzare la nostra vita psichica. I Greci lo sapevano molto bene, per questo non conobbero una psicologia del profondo e una psicopatologia, contrariamente a noi. Loro avevano i miti. Mentre noi non abbiamo miti veri e propri – solo una psicologia del profondo e una psicopatologia. Perciò ... la psicologia mostra i miti in vesti moderne, mentre i miti mostrano la nostra psicologia del profondo in vesti antiche».