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Dai libri correnti sulla scrittura, imperniati su una minuzioso classificazione dei segni grafici e sulla ricerca di corrispondenze fra tali segni e le disposizioni particolari dell'individuo, questo saggio si distacca per un perentorio ampliamento dell'orizzonte grafologico. Ponendo infatti a base della propria analisi le dottrine junghiane, la Teillard mira a illuminare non già il carattere empirico dello scrivente, ma i fondamenti inconsci e lo struttura intima della sua personalità. Cosicché, nella sua interpretazione, la scrittura diviene l'illustrazione di un paesaggio interiore dove i simboli sono i mezzi attraverso cui l'inconscio irrompe nella coscienza e vi manifesta i suoi contenuti. Con semplicità e sicurezza, la Teillard accompagna lo studioso a immedesimarsi in una grafia, a captarne il gioco dinamico, a osservare quando la libido si blocca o disegna i complessi, e insomma a riconoscere nella pantomima del gesto grafico l'impronta e le vicissitudini di quell'energia psichica che fa parte dell'energia universale da cui l'intera natura vivente è permeata. Nata nel 1889 a Dorpat in Estonia, Ania Teillard fu allieva di Jung e di Klages e dal loro magistero ricevette un'influenza decisiva. In seguito si trasferì in Francia, dove lavorò per molti anni come psicoterapeuta e come grafologa, promovendo quell'integrazione dei due campi che costituisce il suo apporto principale alle discipline psicologiche. Morì a Parigi nel 1978.