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La mostra allestita nei locali del Castello di Giulio II - sistemati per l'occasione - ad opera della Soprintendenza alle Antichità di Ostia in collaborazione con l'Istituto di Archeologia Cristiana dell'Università di Roma, vuole presentare in una dimensione dialettica i principali rinvenimenti effettuati all'Isola Sacra nel corso di fortunati scavi intrapresi negli ultimi anni.
Gli scavi che sono stati impostati con criterio topografico sono tuttora in corso e per l'inevitabile inadeguatezza di mezzi, non solo finanziari, unita alla vastità dell'area interessata e al tipo del lavoro non è possibile ancora prevederne la conclusione. I risultati, in corso d'opera, tuttavia sono già tali, che ci hanno portato ad individuare un'interdipendenza urbanistica e strutturale tra il grande centro amministrativo e commerciale di Ostia e il nuovo centro portuale industriale, che prima poteva solamente essere postulata e di cui i tre complessi illustrati nella mostra rappresentano per certi aspetti i capisaldi.
Il ponte infatti con gli edifici circostanti, proprio perché rappresenta in un certo senso l'atto costitutivo della stessa Isola, diventa la spina dorsale e l'asse di sviluppo di tutte le vicende storiche nel senso più ampio e comprensivo del termine, verso cui gravitano e da cui si dipartono, non solo in senso topografico, i due fondamentali centri di attività e di interesse. Così da un lato abbiamo la venerata basilica del Beato Ippolito martire che diventa e rimane il centro focale della vita religiosa e in tempi più tardi non solo di questa, dall'altro il complesso termale con le molteplici funzioni sociali che lo caratterizzano.