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Il Necronomicom di Abdul AIhazred, indelebilmente associato all'opera di H.P. Lovecraft, ma ormai divenuto di dominio pubblico, è molte cose insieme: un testo di magia evocatoria; una chiave per entrare nel regno dei morti e nelle dimensioni extraterrestri; uno pseudobiblium, cioè un libro che non esiste. Descrivendone alcune manifestazioni, questa raccolta di racconti lovecraftiani si propone come uno strumento di viaggio verso mete inaudite e un salvacondotto che permetta al lettore di ferrarsi quanto basta per sfuggire alla dannazione del navigatore incauto: di chi cioè, ignorando l'architettura del Libro e del suo unIverso, si esponga senza precauzioni alle rivelazioni di Alhazred, scriba e poeta dell'inumano. Quanto a quest'ultimo, si sa che l'arabo pazzo non è altro che un alter ego giovanile di Lovecraft, il quale lo inventò quando, da bambino, si era innamorato delle Mille e una notte. Tutto sembra cominciare dunque come uno scherzo, quello che gli anglosassoni chiamano un in-joke, ma con il tempo cresce tra le mani del suo autore, fino ad acquistare un ruolo centrale nella narrativa lovecraftiana e in quella fantastica in genere.
La caratteristica principale del Necronomiam è il non dire mai troppo, anzi rivelare a pezzi e bocconi, inducendo l'iniziato a immaginare il resto. Se tutto venisse messo in chiaro, il Libro contravverrebbe a una delle principali regole dell' occultismo, facendo correre gravi pericoli a chi se ne serve. (Lovecraft dice, parlando poeticamente, che il lettore impazzirebbe: trovandosi esposto a una cultura completamente estranea - a valori che invece di rinsaldarne i principi negano tutto quello che ha dato per acquisito -, si sentirebbe proiettato fuori della propria storia, dei miti tradizionali e della stessa vita.) Per questo il Necronomicom allude alle ombre dell'altrove in modo sibillino e cifrato, a uso dei rari spiriti che siano in grado di leggerlo e soprattutto reggerlo. È una tecnica simile a quella impiegata nei migliori racconti lovecraftiani, che riposano sull'artificio della reticenza creativa; allo stesso tempo, l'immaginaria presenza del Libro pone problemi di natura meno superficiale di quanto potremmo supporre.