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«Di chi sono le voci possenti che più sonore s'intrecciano in un canto?»
Così suona un verso di Majakovskij che Jakobson elegge, in queste pagine, a domanda fondamentale della sua ricerca sull'essenza della poesia.
Le tre parole che danno il titolo alla raccolta, curata da Tzvetan Todorov, racchiudono il senso di questa ricerca: Russia, poiché nel primo trentennio di questo secolo, «la poesia ribelle creata dall'avanguardia russa ha trasformato il verso nella sua essenza, nella sonorità e nel lessico»; follia, poiché nell'ostracismo che la follia nutre nei confronti della modalità dialogica del linguaggio si svela l'essenza monologica della poesia; poesia, poiché se la prosa è un'invenzione, il canto, come dice un antico proverbio russo, è la verità.
Russia, follia, poesia è diviso in tre parti che oltre a saggi inediti sulla letteratura russa e al celebre scritto sulla poesia di Hölderlin Die Aussicht, contengono testi autobiografici e ricordi in cui l'oggetto è Jakobson stesso, la sua straordinaria esistenza, la sua assulutamente singolare educazione letteraria.
Come scrive Todorov nella Prefazione, al lettore è dato imbattersi, nelle pagine di questo volume, non nel savant austère alle prese con le strutture della lingua, ma nell'amoureux fervent che con assoluta dedizione coltiva la sua filo-logia.