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La pratica della 'via d'amore' (prem-marg) rappresenta uno degli aspetti più vivi e luminosi dell'intera spiritualità indiana. Non vi sono celati, infatti, soltanto gli elementi della passione devozionale (bhakti), ma anche tecniche fondamentali dello yoga e caratteri delle dottrine gnostiche e delle discipline esoteriche. La 'via d'amore', dunque - che già venne additata nella Bhagavad-gita e che infine si affermò in epoca medievale con l'apoteosi delle figure divine di Rama e Krsna - costituisce un itinerario completo, la cui segreta integrazione venne insegnata dai viandanti più illuminati: così fecero i Sant (Kabir, Dadu, guru Nanak), cui viene dedicato un intero capitolo della presente opera; ma la necessità di alimentare l'ardore della passione devozionale con il copioso combustibile dell'ascesi, e di temperarlo al gelo del discernimento e della consapevolezza, traspare con la medesima urgenza anche dagli insegnamenti degli inebriati devoti di Krsna e dei Sufi indiani - i mistici dell'islam - di cui, rispettivamente, si occupano gli altri due capitoli.
La meta di quell'itinerario è l'abbandono di sé; il discioglimento (laya, fana) nell'abbraccio del Divino Amante. I canti che descrivono quell'ineffabile unione appaiono circonfusi di splendore, e le parole, assieme al pensiero, sembrano arretrare: ma l'emozione suscitata dai versi appassionati di quei santi può condurre ancor oggi - attraverso la sempre viva metafora dei modi dell'amore umano - fino sulla soglia della rivelazione del segreto dell''unione' (milan, samyog).
Il Divino Amante
Krsna-bhakti. Il culto amoroso del dio-pastore
La via d'amore dei santi-poeti nirgun
La simbologia erotica dei sufi indiani
Nota sulla trascrizione e sulla pronuncia
Note