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"Quanto sono grandi le tue opere, o Signore, quanto infinitamente profondi i tuoi pensieri" (Slm XCII, 6). Le parole di questo Salmo bene illustrano l'apprezzamento profondo, da parte del pensiero dell'ebraismo, del creato e della natura, esaltando la positività intrinseca della dimensione concreta e materiale di questo mondo fisico. Tale prospettiva "materiale" inoltre è, al contempo, profondamente intrisa di spiritualità. La natura, cioè, rende testimonianza della grandezza e della sapienza del Creatore, esaltandole. Esistono conciliazioni possibili tra scienza e tradizione religiosa? Eventualmente, cosa è possibile recepire delle acquisizioni scientifiche in seno alla riflessione religiosa ebraica? Non sono esistite né tuttora esistono risposte univoche; tuttavia un confronto, ricercato positivamente o ineluttabilmente subito, non ha mai cessato di essere e di prosperare in seno alle varie stagioni del pensiero di Israele, alimentandolo. Tra Qabbalah, riflessione teologica razionale, spinozismo e Halakhah (la normativa religiosa), un maestro contemporaneo dell'ebraismo ci restituisce una visione di insieme inedita e ricca di spunti.