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Il Codice Egizio


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introduzione dell'autore, traduzione di Maria Elisabetta Craveri.
pp. 352, nn. tavv. a colori f.t., ill. b/n, Milano
data stampa: 2007
codice isbn: 978887972906

Quando nel 1994 uscì Il mistero di Orione l’autore sconvolse i suoi lettori e la comunità scientifica con la sua ormai celebre teoria di una correlazione tra le piramidi di Giza e le stelle. Mentre gli effetti di quella teoria sono ancora oggi tangibili, con Il codice egizio Bauval si spinge oltre, rivelandoci il «Grande Progetto Unitario» che coinvolge i templi dell’Alto Egitto.
Secondo l'autore, il fulcro della vita filosofica, scientifica e spirituale dell’Antico Egitto è stata la comprensione del funzionamento dell’universo, il Maat, e dei suoi meccanismi, le stelle. Per questo motivo lo studio degli antichi scienziati è stato quello di riprodurre sulla Terra un’esatta copia delle costellazioni. Da qui la disposizione lungo il Nilo, una Via Lattea in Terra, delle piramidi, le quali, lette in questa prospettiva, assumono significati nuovi e diversi: non tombe, ma sorta di «stazioni di controllo» per l’osservazione dei moti celesti se non addirittura, come la piramide di Saqqara, per l’interazione con essi.
Molto si è scritto su «come» gli egizi possano aver allineato con tale precisione i loro monumenti, ma Robert Bauval vuole rispondere alla domanda più fondamentale: «perché?»
     
Un brano:    
"A che cosa servono le piramidi d’Egitto risalenti all’Antico Regno? Quale poteva essere il loro scopo? Perché nel loro interno vi sono bassi cunicoli e condotti lunghi e stretti a fondo cieco oltre a corridoi, gallerie e camere che sono vuoti e spogli? Perché erano allineate alle stelle secondo calcoli astronomici?
Fino a un’epoca molto recente la teoria più comune offerta dagli egittologi era che le piramidi fossero tombe, enormi sepolcri intesi principalmente a ospitare i corpi dei re defunti. È sorprendente notare come tale teoria sia rimasta praticamente incontestata per quasi due secoli, e questo nonostante l’inquietante particolare che all’interno delle piramidi non sia mai stato trovato il corpo di un re (né uno scheletro, né un teschio, e nemmeno un frammento d’osso) come, del resto, all’esterno. Eppure, stranamente, gli indizi che suggerivano un utilizzo assai più elevato rispetto a quello di semplici sepolture erano numerosi, sotto gli occhi di tutti e facili da osservare e valutare. E questi indizi parlavano chiaramente di una connessione con le stelle…[...]"

Robert Bauval è nato in Egitto nel 1948. Ingegnere edile, ha vissuto in Egitto e in altre parti del Medio Oriente per gran parte della sua vita. Da più di trent’anni studia le piramidi e i cosiddetti Testi delle Piramidi in relazione all’astronomia. Ha pubblicato diversi scritti sull’argomento e i risultati delle sue ricerche sono stati presentati al British Museum.

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