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In diverse occasioni, soprattutto nelle Lettere morali a Lucilio, Seneca fornisce dettagli sulla sua vita privata e sulle sue abitudini alimentari. Se i suoi contemporanei prediligono tavole imbandite con ostriche di lago e carne di cinghiale, lingue di fenicottero e vini addolciti dal miele, il filosofo opta per la frugalità di brodini e polenta, pane d’orzo e acqua semplice. Seneca ritiene, infatti, che il cibo rappresenti un’occasione per esercitare la virtù, per separare ciò che è essenziale da ciò che non lo è, un esercizio che presenta diversi punti di contatto con i precetti sui cibi della tradizione ascetica e monastica cristiana.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-65 d.C.) si trasferì ancora giovane dalla natia Cordoba a Roma per studiare filosofia e retorica. Avviato dal padre alla carriera politica, ebbe rapporti difficili con gli imperatori: Caligola progettò di farlo uccidere e Claudio lo esiliò in Corsica. Precettore di Nerone, negli ultimi anni della sua esistenza Seneca abbandonò il ruolo di consigliere per dedicarsi alla vita contemplativa. Accusato di aver partecipato a una congiura contro l’imperatore, decise di suicidarsi.
Introduzione. Per un’etica del cibo. Nota biografica. Nota bibliografica. Abbreviazioni. La dieta del saggio. 1. Lo spettacolo del cibo. 2. Peccati di gola. 3. Etica del mangiare. 4. A pranzo. 5. Massime alimentari.