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Le grotte di Tunhuang si trovano a una ventina di chilometri dalla località omonima, sul confine occidentale della provincia di Kansu della Cina nordoccidentale. Furono ricavate dall'uomo nel fianco di una collina alluvionale che porta il nome di Mokau - donde, talvolta, la denominazione di grotte di Mokau - erta sopra il corso di un fiumicello che scende dall'Altyn-Tagh.
Le grotte furono scavate, ordinate e decorate tra il V e il XIV secolo. Al tempo del loro massimo splendore, sotto la dinastia T'ang (618-906), se ne contavano più di un migliaio. Col passare dei secoli, sabbia e vento ne hanno distrutte più della metà. Secondo gli ultimi rilievi effettuati dall'Istituto di Ricerche di Tunhuang, ne rimangono attualmente 486.
Le pitture e le sculture rimaste costituiscono oggi uno dei complessi più interessanti che l'ispirazione, il talento e la pazienza degli uomini abbiano mai prodotto.
In un'epoca come la nostra in cui l'umanità ha raggiunto per la prima volta la certezza quasi tangibile di avere in se stessa i mezzi per il suo annientamento o quanto meno per un ritorno allo stato che precedette gli albori della civiltà e di essere essa sola responsabile dei suoi futuri sviluppi, può essere assai illuminante rievocare l'esempio di Tunhuang.
Tunhuang fu infatti uno di quei grandi centri in cui confluirono e si fusero credenze, aspirazioni, tradizioni e tecniche appartenenti a civiltà la cui area geografica si estende dalle coste del Mar della Cina all' Asia Minore, e comprende l'Asia centrale e, a sud, il continente indiano.
Le pitture di Tunhuang attestano quale ruolo sostennero nell'alto Medioevo queste regioni della Cina situate ai confini del deserto di Gobi, non lontano dall' Alta Valle del Fiume Giallo, dove apporti ellenistici si sovrapposero a correnti venute dall'India e dall'Iran, per unirsi felicemente al flusso vigoroso della civiltà cinese.
L'arte di Tunhuang appare quindi come una testimonianza di particolare valore. In un certo senso gli umili artisti e artigiani che ricoprirono le grotte con le loro pitture e sculture, smentirono avanti lettera la celebre frase di Rudyard Kipling: «L'Occidente è l'Occidente, l'Oriente è l'Oriente e non si incontreranno mai. »
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