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L’Adayatarakopanishat, testo costituito di diciotto passi ora in prosa ora in versi, appartiene allo Suklayajur-veda ed è appropriatamente chiamata Adayatarakopanishat in quanto espone il metodo, ossia il taraka-yoga, che conduce all’esperienza del Brahman non-duale.
Il darshan abbracciato da quest’upanishad è l’Advaita come esprime chiaramente la definizione del titolo, a-dvaya, “non duale”.
Lo yoga a essa inerente, definito come taraka, (lo strumento che fa attraversare l’oceano delle nascite e delle morti) mira al fine ultimo attraverso: l’elaborazione e il raffinamento della conoscenza discriminativa; la realizzazione di varie mete (laskshya) con la pratica della meditazione sui diversi elementi relativi, su spazi mistici, osservando le loro luci e i loro colori (Jyoti-mandala).
Può l’onda esistere senza l’oceano o un piccolo raggio di luce nascere senza una luce infinita? Così lo spazio del cuore non può esistere senza lo spazio infinito.