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La storiografia veneziana dell’età moderna e poi quella europea dell’Ottocento e Novecento hanno rappresentato per lo più il rapporto secolare tra Venezia e i Turchi nel segno del conflitto di “civiltà” e di “fede”, oltreché di interessi economico-politico-territoriali.
La realtà storica, quale risulta da innumerevoli fonti archivistiche, cronachistiche, letterarie è altra, più articolata, complessa, per lo meno contraddittoria. Guerre ricorrenti, certo, anche dure e traumatiche (Cipro e Candia, per tutte), ma anche alleanze più o meno esplicite (clamorosa la richiesta di aiuto ai Turchi, contro il papa, nel 1509), lunghi periodi di proficue relazioni commerciali e un interscambio culturale che solo il velo della dichiarata, perenne inconciliabilità tra Cristianesimo e Islam ha negato o minimizzato.
Esemplare di questo tormentato rapporto tra Venezia e i Turchi è l’evoluzione del mondo culturale veneziano: dalla “ignoranza” e ostilità preconcetta dei primi secoli dell’età moderna all’aperta “turcofilia” del secolo dei Lumi.
A trentasette anni di distanza, la riedizione di Venezia e i turchi è dettata da una semplice considerazione: si tratta di un’opera fondamentale, da molto tempo esaurita, e che tuttavia appare ancora oggi di grande interesse, per nulla superata. Riproporla oggi in veste semplicemente emendata e corretta costituisce un’opportunità di poter nuovamente disporre di un classico della storiografia di argomento veneziano e dunque riguardante l’Italia moderna.