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Cosa accomuna un fantasma vittoriano a uno della Grecia antica? Gli spettri d'oggi reggono il confronto con quelli terribili del medioevo? Storico di professione, scettico per convinzione, Ronald Finucane ha verificato le principali testimonianze (letterarie, religiose, scientifiche) sui "morti che tornano", quei semi-vivi sospesi tra carne e spirito. Lo studioso viviseziona con passione tutte le testimonianze, mettendole a confronto, cercando di capire quanto pesino su ognuna di esse convinzioni, certezze e dubbi dell'epoca. Sotto la sua lente di ingrandimento finisce quindi l'immaginario collettivo che si nutre ed è nutrito dai moderni mass media, nonché dai nostri antichi, infantili, intimi terrori per le "apparizioni misteriose". È la ricerca più completa finora pubblicata su questo argomento; un duro colpo a chi parla o scrive (senza verificare) di "testimonianze inoppugnabili"; un ottimo libro che si colloca in quella difficile zona di confine tra fantastico e scienza, senza rinnegare il fascino del mistero, ma senza dimenticare per un attimo il metodo scientifico. Che abbiate visto o no poltergeist, spettri e lenzuola svolazzanti, che siate scettici o no, questa è la più rigorosa ricerca finora pubblicata sull'argomento. Una paura senza fine.
Le prime righe del libro:
Ai tempi di Omero, gli spiriti che abbandonavano i resti martoriati dei guerrieri sulle pianure troiane svolazzavano e squittivano come pipistrelli impazziti giù fino all'Ade, dove trascorrevano l'eternità oziando e mormorando con voci cupe. La loro conversazione consisteva in pettegolezzi sui nuovi arrivati, discussioni sulle genealogie familiari e prolissi racconti di battaglie famose. Ma all'epoca in cui Socrate venne giustiziato per "ateismo" e altre attività sovversive, i fantasmi avevano cominciato a rendere le passeggiate notturne vicino ai luoghi di sepoltura un'impresa decisamente poco salutare; erano diventati più consistenti e anche più invadenti. Si lamentavano, terrorizzavano e a volte mutilavano o uccidevano i malcapitati esseri umani che inavvertitamente li indispettivano. Avevano abbandonato il malinconico Ade e si aggiravano nel mondo dei viventi. I fantasmi di Omero erano in sostanza creature passive e in genere innocue, che non preoccupavano particolarmente i vivi. Una volta che i riti di sepoltura erano stati compiuti e lo spirito era stato provvisto del suo biglietto d'ingresso per l'Ade, nel mondo di sopra ognuno riprendeva le proprie faccende, lasciando che fossero i morti a occuparsi dei morti. In effetti i vivi, o perlomeno i giganti dell'epica, che amavano combattere come ossessi sin dal sorgere dell'alba "dalle rosee dita", non sembravano affatto curarsi dei morti, mentre si impegnavano con grande passione nel difendere la propria vita. "Preferirei essere il servo di un povero nella terra dei vivi", si lamentava il fantasma di Achille con Ulisse, "anziché il re dei re nella terra dei defunti".
Ronald C. Finucane insegna Storia alla Oakland University di Rochester, nel Michigan. Appassionato di archeologia, ha partecipato a numerose esplorazioni e ricerche sul campo. Autore di saggi e libri sulle credenze popolari, attualmente sta completando uno studio sui poteri taumaturgici e sui miracoli nel medioevo.