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Cibi divini, alimenti per l'anima o strumenti visionari per il contatto col mondo sovrannaturale? Queste sono alcune delle principali ragioni per le quali le popolazioni tribali assumono droghe, attraverso l'ingestione di centinaia di formiche rigorosamente vive, lo scorticamento di parti di pelle per assorbirne gli effetti attraverso la ferita, la golosa ricerca di putrefazioni cadaveriche umane o l'istillazione negli occhi di corrosivo succo di millepiedi. Nonostante l'apparente irrazionalità, c'è tanto significato, umanità ed emozione in questi comportamenti estremi.
Nella cultura occidentale si continua a vedere le droghe come una forma di fuga dalla realtà. Nel mondo tradizionale - ma anche in alcuni ambiti del mondo moderno occidentale - il suo uso invece è ampiamente dettato da motivazioni differenti, spesse volte con l'opposto intento di "vedere meglio la realtà": come negli scopi spirituali-religiosi, sciamanico-terapeutici, magico-divinatori, iniziatico-pedagogici, come correttivi del carattere, per scopi giudiziari, o come viatici pre-morte.
Prefazione
Salive di saggezza
Formiche, anatre e altri animali psicoattivi
Colliri e clisteri visionari
Colliri
Clisteri
Terogeni. Droghe per combattere
I guerrieri Masai
Altri guerrieri drogati
Delirogeni fra allucinazioni e visioni
Antichi Viagra e sodomie egiziane. La vera storia della lattuga
Droghe dal corpo umano.
Una nuova interpretazione dell'antropofagia
L'addomesticamento della molecola selvaggia
Note